La Galleria Il Diaframma , nel 2010 , ha presentato a Milano la mostra del fotografo pugliese Pino Settanni, "Il vento, il velo, il volto ,Kabul 2002-2005 " che racchiudeva una serie di immagini scattate in Afghanistan, la terra più povera del mondo. Al centro dell'esposizione il burqa, l'abito lungo che copre il corpo e il volto delle donne, “velario di segregazione perpetua” (De Seta), simulacro tragico di compostezza ed armonia oltre la follia. Accanto ai veli sontuosi dei burqa ,svolazzanti in ogni luogo, una popolazione segnata dal dolore: volti tristi o incuriositi di adolescenti, donne colte nel tenero abbraccio di bimbi in pianto, uomini con volti scabri e dignitosi incorniciati da barbe incolte e antiche, archetipi di un'umanità tragica. Settanni, va però aldilà del realismo visivo: attraverso l'informatica si sostituisce al vento, scomponendo e ricomponendo figure, in una comunicazione cromatica di linee morbide e talvolta inquietanti. Il realismo lascia così il passo ad una scansione aritmica degli spazi , ad una alterazione estetica che tende all'indistinzione dei generi (pittura, fotografia), allo sconvolgimento della nozione di relazione; un dinamismo plastico di grande rilievo lirico in cui la percezione supera il concetto di interpretazione Una deformazione estetica artefatta, affinché, come lo stesso artista osserva, “l'immagine sia guardata con attenzione”. In tale direzione, la “follia del sistema”(formale), per citare Maurice Nadeau, diviene la follia del sistema politico. Il vento che sconvolge i veli e i volti diviene la metafora della violenza e della sopraffazione in cui tutte le armonie divengono un “immenso sregolamento di tutti i sensi”.
07.01.2021