L'ESTROFLESSIONE DI GIUSEPPE AMADIO

Ha senso, più di un senso, focalizzare un nome dell’arte contemporanea già familiare ai collezio-

nisti e al mondo artistico, ed è Giuseppe Amadio, a suo tempo apprezzato anche da Piero Dorazio proprio per una sua volontà di ricerca assoluta. Lavora sullo spazio e sulle forme, inseguendo quegli stessi concetti che sono stati alla base del lavoro di Fontana, Bonalumi e castellani, portandosi oggi a costruire significative tele estroflesse monocrome capaci di raccogliere in talune forme, proprio laddove il segno estroflesso ci racconta dell’universo declinandolo nella sua ossatura impunturata, tagli di luci e ombre sorvegliate nel loro equilibrio, nella loro energia. Ecco allora che il suo lavoro mirabilmente assoluto e lucido, svia ogni carattere illusorio per divenire, invece, una progressione infinita di movimenti, tanto tensivi quanto poetici, tanto misteriosi quanto naturali. E’ così che l’universo è come rifondato in una sorta di materia pulsante e dilatata, e trova nella sua ossa-tura il respiro sincopato capace ancora di emozionare spiriti lucidi. Questa sorta di neospazialismo, che si presenta come un uovo rappel à l’ordre, ha come reinventato una tecnica, donandoci un labirinto di linee spezzate, in cui avventure diverse sono accostate in felici collisioni. Ecco la sfida di Giuseppe Amadio, lo svelamento di una geografia del mondo assoluta, da perpetual inventory.

I suoi lavori sono ormai spazi-regione, rilievi di una cartografia dinamica, ma sempre equilibrata.



22.09.2021