Nando Stevoli - Le pieghe della luce

Le opere di Nando Stevoli (Ferrara, 1953) codificano con tecnica assolutamente innovativa immagini che hanno avu- to origine nella grande stagione milanese a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta e di cui Lucio Fontana e Piero Manzoni furono gli insuperati artefici.
La singolarità delle sue opere è nel non essere rivelazioni astratte del pensiero ma di configurarsi come tangibili, stratificate nel tempo, costruite con qualità materiche inedite e tecniche che l’intervento dell’autore qualifica in senso artistico.

Le pieghe che singolarmente prendono forma su tele di canapa con metodica e paziente artigianalità, possono richia- mare le increspature delle onde, od i corrugamenti terrestri, ma anche l’origine degli origami giapponesi con la loro natura sacrale o, all’opposto, la leggerezza del plissé soleil, quell’inconfondibile tessuto a pieghe strette e regolari che si irradiano dal giro di vita di una gonna.

L’arte della plissettatura vanta una storia di assoluto rispetto, dagli antichi Egizi agli abiti femminili della Grecia mitologica dai quali deriva l’ispirazione per la famosa tunica Delphos, creazione di Mariano Fortuny divenuta poi icona di stile; fu lo stesso Fortuny che brevettò nel 1909 la tecnica del plissé.
Ma nelle opere di Stevoli tale tecnica si fa arte, contemporanea ed assoluta, esprimendo, grazie alla sapiente archi- tettura e allo straordinario uso del colore (bianco incluso), un’estetica in cui lo sviluppo della forma sembra prendere corpo sotto gli occhi dello spettatore, offrendo nuove possibilità compositive e preziosi effetti materici e di rifrazione luminosa.

La forza delle immagini di Stevoli sta non solo nella loro godibilità a vista d’occhio, nel piacere di avvertire la su- blimazione di un gesto ma anche nella vibrazione delle linee di luce, nelle spadate di metallo presenti nelle opere più recenti, in una sorta di musicalità armonica che l’alternarsi di piani lisci e striati trasmette.

L’artista parte dalle magie dello spazialismo di Fontana per giungere a suggestioni inedite, permeate da un senso tat- tile che le tonalità dei bianchi, dei rossi, dei blu e dei neri esaltano.
Stevoli non trascura la storia dei gesti creativi che hanno modificato l’immagine dell’arte contemporanea, conosce la potenza del ready made di Duchamp, ama la gestualità sconvolgente di Pollock, e vuole coniugare la purezza intellet- tuale e la precisione chirurguca dei tagli di Fontana con l’infinibilità degli Achromes di Manzoni conquistando un’i- conicità sua, modello poetico che attraversa tempo e spazio con la velocità di una frazione e la lentezza di un secolo.

La contemporaneità di Stevoli si iscrive nel presente con le segnature dell’arcaico (da arké, origine). E la famosa sta- tua bronzea dell’Auriga di Delfi può considerarsi, e il citato Fortuny considerò, origine delle pieghe che l’artista sa dare alla materia ed alla luce.




Luciano Tellaroli

15.03.2022